LE RAGAZZE-MADRI
E
L’ACCESSO ALLA SANTA COMUNIONE
Il Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede risponde con una lettera – controfirmata dal Papa e pubblicata il 14-12-2023 -, agli interrogativi di un vescovo, che affermava che “ci sono sacerdoti che non battezzano i figli delle ragazze single perché non sono stati concepiti nella santità del matrimonio”.
Nella risposta del Dicastero si afferma che:
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“Le madri single che hanno scelto di tenere i loro figli avuti fuori dal matrimonio non devono essere impedite, ma incoraggiate ad accedere ai Sacramenti… L’Eucaristia è la risposta di Dio alla fame più profonda del cuore umano, alla fame di vita vera: in essa Cristo stesso è realmente in mezzo a noi per nutrirci, consolarci e sostenerci nel cammino”.
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Per questo, “le donne che in tale situazione hanno scelto per la vita e conducono un’esistenza molto complessa a causa di tale scelta, dovrebbero essere incoraggiate ad accedere alla forza salvifica e consolatrice dei Sacramenti…Certamente ci sono situazioni difficili che è necessario discernere ed accompagnare pastoralmente».
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Può accadere «che alcune di queste madri, data la fragilità della loro situazione, ricorrano talvolta alla vendita del proprio corpo per sostenere la famiglia. La comunità cristiana è chiamata a fare tutto il possibile per aiutarle a evitare questo gravissimo rischio, piuttosto che giudicarle duramente».
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“Si deve lavorare pastoralmente nella Chiesa locale per far capire che il fatto di essere una ragazza madre non impedisce l’accesso all’Eucaristia. Come tutti gli altri cristiani, la Confessione sacramentale dei peccati commessi permette loro di accostarsi alla S. Comunione. La comunità ecclesiale deve anche apprezzare il fatto che sono donne che hanno accolto e difeso il dono della vita che portavano in grembo e che lottano, ogni giorno, per crescere i loro figli”».
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Per questo nel documento si legge: i «Pastori che propongono ai fedeli l’ideale pieno del Vangelo e la dottrina della Chiesa devono aiutarli anche ad assumere la logica della compassione verso le persone fragili e ad evitare persecuzioni o giudizi troppo duri e impazienti».
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Certo, “Gesù invita sempre a cambiare vita, a rispondere più fedelmente alla volontà di Dio, a vivere con maggiore dignità. Tuttavia, questa frase: “non peccare più” (detta da Gesù alla donna adultera) non costituisce il messaggio centrale di questa pericope evangelica, che è semplicemente l’invito a riconoscere che nessuno può scagliare la prima pietra”».
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Ecco perché Papa Francesco, «riferendosi alle madri che devono crescere da sole i propri figli, ricorda che “nelle difficili situazioni che vivono le persone più bisognose, la Chiesa deve avere una cura speciale per comprendere, consolare, integrare, evitando di imporre loro una serie di norme come se fossero delle pietre, ottenendo con ciò l’effetto di farle sentire giudicate e abbandonate proprio da quella Madre che è chiamata a portare loro la misericordia di Dio”».
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Inoltre i figli delle ragazze madri «hanno diritto al battesimo».